La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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giovedì 14 settembre 2023

Pascendi dominici gregis /3

 

I sette aspetti del modernista
 
E alfin di procedere con ordine in una materia di troppo astrusa, è da notare anzi tutto che ogni modernista sostiene e quasi compendia in sé molteplici personaggi: quelli cioè di filosofo, di credente, di teologo, di storico, di critico, di apologista, di riformatore: e queste parti sono tutte bene da distinguersi una ad una, da chi voglia conoscere a dovere il lor sistema e penetrare i principî e le conseguenze delle loro dottrine.
 
Prendendo adunque le mosse dal filosofo, tutto il fondamento della filosofia religiosa è riposto dai modernisti nella dottrina, che chiamano dell'agnosticismo. Secondo questa, la ragione umana è ristretta interamente entro il campo dei fenomeni, che è quanto dire di quel che apparisce e nel modo in che apparisce: non diritto, non facoltà naturale le concedono di passare più oltre. Per lo che non è dato a lei d'innalzarsi a Dio, né di conoscerne l'esistenza, sia pure per intromessa delle cose visibili.
 
E da ciò si deduce che Dio, riguardo alla scienza, non può affatto esserne oggetto diretto; riguardo alla storia non deve mai riputarsi come soggetto istorico.
 
Poste cotali premesse, ognuno scorge di leggieri quali sieno le sorti della teologia naturale, dei motivi di credibilità, dell'esterna rivelazione. Tutto questo i modernisti tolgon via di mezzo, e ne fanno assegno all'intellettualismo, ridicolo sistema, come essi affermano, e tramontato già da gran tempo. Né in ciò ispira loro alcun ritegno il sapere che si enormi errori furono già formalmente condannati dalla Chiesa.
 
Giacché infatti il Concilio Vaticano così ebbe definito: "Se qualcuno dirà, che Dio uno e vero, Creatore e Signor nostro, per mezzo delle cose create, non possa conoscersi con certezza col lume naturale dell'umana ragione, sia anatema"(De Revel., can. I); e similmente: "Se alcuno dirà non essere possibile, o non convenire che, mediante divina rivelazione, sin l'uomo ammaestrato di Dio e del culto che Gli si deve, sia anatema" (Ibid., can. II); e finalmente: "Se alcuno dirà che la rivelazione divina non possa essere fatta credibile da esterni segni e che perciò gli uomini non debbano esser mossi alla fede se non da interna esperienza o privata ispirazione, sia anatema" (De Fide, can. III).
 
Di qual guisa poi i modernisti dall'agnosticismo, che è puro stato d'ignoranza, passino all'ateismo scientifico e storico, che invece è stato di positiva negazione; e con qual diritto perciò di logica, dal non sapere se Iddio sia intervenuto o no nella storia dell'uman genere si trascorra a spiegar tutto nella storia medesima ponendo Dio interamente da parte come se in realtà non fosse intervenuto, lo assegni chi può. Ma tanto è; per costoro è fisso e determinato che la scienza e la storia debbano esser atee; entro l'àmbito di esse non vi è luogo se non per fenomeni, sbanditone in tutto Iddio e quanto sa di divino. Dalla quale dottrina assurdissima vedrem bentosto che cosa siasi costretti di ammettere intorno alla persona augusta di Gesù Cristo, intorno ai misteri della Sua vita e della Sua morte, intorno alla Sua risurrezione ed ascensione al Cielo.
 
Vero è che l'agnosticismo non costituisce nella dottrina dei modernisti se non la parte negativa; la positiva sta tutta nell'immanenza vitale. Dall'una all'altra ecco con qual discorso procedono. La Religione, sia essa naturale o sopra natura, alla guisa di ogni altro fatto qualsiasi, uopo è che ammetta una spiegazione. Or, tolta di mezzo la naturale teologia, chiuso il cammino alla rivelazione per il rifiuto dei motivi di credibilità, negata anzi qualsivoglia esterna rivelazione, chiaro è che siffatta spiegazione indarno si cerca fuori dell'uomo. Resta dunque che si cerchi nell'uomo stesso; e poiché la religione non è altro infatti che una forma della vita, la spiegazione di essa dovrà ritrovarsi appunto nella vita dell'uomo. Di qui il principio dell'immanenza religiosa.

 (....)

lunedì 19 giugno 2023

venerdì 21 ottobre 2022

E' di nuovo autunno

 


All'autunno 

Stagione di nebbie e morbida abbondanza,
tu, intima amica del sole al suo culmine,
che con lui cospiri per far grevi e benedette d’uva
le viti appese alle gronde di paglia dei tetti,
tu che fai piegare sotto le mele gli alberi muscosi del casolare,
e colmi di maturità fino al torsolo ogni frutto;
tu che gonfi la zucca e arrotondi con un dolce seme
i gusci di nocciola e ancora fai sbocciare
fiori tardivi per le api, illudendole
che i giorni del caldo non finiranno mai
perché l’estate ha colmato le loro celle viscose:

chi non ti hai mai vista, immersa nella tua ricchezza?
Può trovarti, a volte, chi ti cerca,
seduta senza pensieri sull’aia
coi capelli sollevati dal vaglio del vento,
o sprofondata nel sonno in un solco solo in parte mietuto,
intontita dalle esalazioni dei papaveri, mentre il tuo falcetto
risparmia il fascio vicino coi suoi fiori intrecciati.
A volte, come una spigolatrice, tieni ferma
la testa sotto un pesante fardello attraversando un torrente,
o, vicina a un torchio da sidro, con uno sguardo paziente,
sorvegli per ore lo stillicidio delle ultime gocce.

E i canti di primavera? Dove sono?
Non pensarci, tu, che un musica ce l’hai.
Nubi striate fioriscono il giorno che dolcemente muore,
e toccano con rosea tinta le pianure di stoppia:
allora i moscerini in coro lamentoso, in alto sollevati
dal vento lieve, o giù lasciati cadere,
piangono tra i salici del fiume,
e agnelli già adulti belano forte del baluardo dei colli,
le cavallette cantano, e con dolci acuti
il pettirosso zufola dal chiuso del suo giardino:
si raccolgono le rondini, trillando nei cieli.

(John Keats)


To Autumn


Season of mists and mellow fruitfulness
Close bosom-friend of the maturing sun
Conspiring with him how to load and bless
With fruit the vines that round the thatch-eaves run;
To bend with apples the moss'd cottage-trees,
And fill all fruit with ripeness to the core;
To swell the gourd, and plump the hazel shells
With a sweet kernel; to set budding more,
And still more, later flowers for the bees,
Until they think warm days will never cease,
For Summer has o'er-brimm'd their clammy cells.

Who hath not seen thee oft amid thy store?
Sometimes whoever seeks abroad may find
Thee sitting careless on a granary floor,
Thy hair soft-lifted by the winnowing wind;
Or on a half-reap'd furrow sound asleep,
Drows'd with the fume of poppies, while thy hook
Spares the next swath and all its twined flowers:
And sometimes like a gleaner thou dost keep
Steady thy laden head across a brook;
Or by a cider-press, with patient look,
Thou watchest the last oozings hours by hours.

Where are the songs of Spring? Ay, where are they?
Think not of them, thou hast thy music too,-
While barred clouds bloom the soft-dying day,
And touch the stubble-plains with rosy hue;
Then in a wailful choir the small gnats mourn
Among the river sallows, borne aloft
Or sinking as the light wind lives or dies;
And full-grown lambs loud bleat from hilly bourn;
Hedge-crickets sing; and now with treble soft
The red-breast whistles from a garden-croft;
And gathering swallows twitter in the skies.


mercoledì 2 marzo 2022

Mercoledi delle ceneri

 



Oggi, mercoledi delle ceneri, è giorno di digiuno, astinenza dalla carne e preghiera. 

Il digiuno raccomandato dalla Chiesa  Cattolica consiste nel fare una refezione normale e due piuttosto sobrie. Il digiuno del mercoledi delle ceneri, che segna l'inizio della Quaresima, storicamente è databile da circa millecinquecento anni. Il digiuno di questo giorno ha una valenza spirituale molto forte. Si digiuna per fare penitenza sia fisica che morale, in isconto dei propri peccati, in riparazione per le offese che Nostro Signore Gesù Cristo riceve a causa dei peccati che si compiono nel mondo, per chiedere grazie, per iniziare il cammino di conversione nel migliore dei modi ed arrivare alla Santa Pasqua degnamente preparati. 

giovedì 3 febbraio 2022

Dichiarazioni non in continuità con la Tradizione



L’analisi di numerose dichiarazioni di Papa Francesco rivela che siamo in presenza di un’eterodossia tale da non poter più avere dubbi nel dire che non vi è continuità con la Tradizione o, in altre parole, che tali dichiarazioni non sono proferite alla luce della Fede cattolica. L’intento dottrinale di tali esternazioni non può essere sminuito affermando che si riferiscono ad un ordine prettamente pastorale, dal momento che anche una dottrina pastorale è comunque una dottrina.

 

I tre munera, o uffici, della Chiesa sono: l’insegnare, il reggere, ed il santificare. Questi uffici vanno esercitati dai ministri della Chiesa per la salvezza delle anime. In quanto si tratta della salvezza delle loro anime, i fedeli hanno l’obbligo di vigilare, per assicurarsi che questi uffici siano esercitati in modo adeguato. Se non lo sono, hanno il diritto di palesarne il fatto. Allo stesso tempo, se un ministro inferiore della Chiesa vede che un prelato abusa del suo munus docendi (non insegnando la Fede o insegnando dottrine ad essa contrarie), ha l’obbligo di esercitare lo stesso munus per rivelarne l’abuso e per comunicare la verità.

 

Scrive San Tommaso d’Aquino (ad Gal.2.14): “Essendovi un pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, perfino pubblicamente, da parte di quelli che sono loro soggetti. Così San Paolo, che era soggetto a San Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede”.

 

E Sant’Agostino commenta: “Lo stesso San Pietro dette esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dalla buona strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dal loro soggetti”.
Riferendosi di nuovo alla critica pubblica di San Paolo a San Pietro, scrive ancora San Tommaso: “La riprensione fu giusta ed utile, ed il suo motivo non fu di poco conto: si trattava di fatti di un pericolo per la preservazione della verità evangelica… il modo della riprensione fu conveniente, perché fu pubblico e manifesto. Perciò San Paolo scrive: ‘Parlai a Cefa’ cioè a Pietro ‘di fronte a tutti’ perché la simulazione operata da san Pietro comportava un pericolo per tutti.” 
Questo è lo spirito dunque in cui sarà intrapresa la critica delle dottrine o dei gesti che seguono, con la pietà dovuta di un figlio verso il proprio padre spirituale, capo visibile della santa Chiesa di Dio.

 

Le dichiarazioni (o i gesti) trattati riguarderanno solo tre punti determinati: 1) l’Ecumenismo, 2) l’Eroticismo, e 3) l’Adulterio.

 

1. Ecumenismo
Un video
Durante la ricorrenza della Festa dell’Epifania 2016, il Papa ha emanato un video ecumenico che metteva sullo stesso livello la religione cristiana, quella ebrea, quella musulmana, e quella buddhista con immagini del Bambino Gesù, del Buddha, del candelabro ebraico, e della coroncina musulmana; gli aderenti di tutte e quattro quelle religioni hanno poi pronunciato la frase: “Noi crediamo nell’amore”.
Il gesto manifesta il principio ecumenico: “Puntiamo su ciò che abbiamo in comune, non ciò che ci separa”. Questo principio ovviamente è lecito per iniziative interreligiose, per promuovere scopi comuni di ordine puramente naturale come può essere ad esempio la lotta contro l’aborto; ma non può essere lecito quando potrebbe oscurare la Fede cattolica, confondere i fedeli, offendere loro, o, ciò che è infinitamente peggio, offendere Dio Stesso.
Ora, la frase “Noi crediamo nell’amore” oscura la Fede cattolica e confonde i fedeli, in quanto dà l’impressione che la visione della Chiesa cattolica dell’amore sia equivalente a quella delle altre religioni. Anzi, dà l’impressione che questa visione faccia parte della Fede cattolica stessa in quanto viene utilizzata la parola ‘crediamo’, in quanto il papa stesso appare nel video, e in quanto il gesto viene fatto in occasione della Festa dell’Epifania, proprio il giorno in cui nostro Signore Gesù Cristo si è rivelato al mondo.
La frase, però, è vera solo quanto alla virtù dell’amore, cioè a livello naturale; ma è falsa quanto alla Carità, cioè a livello sovrannaturale, il livello più importante, perché determinante per la vita eterna. Infatti la Carità è l’amore sovrannaturale, l’amore divino: dunque l’amore dell’uomo verso Dio come è di per Se Stesso, l’amore dell’uomo verso il prossimo in Dio; l’amore di Dio verso l’uomo; l’amore di Dio verso Se Stesso. Solo un cattolico battezzato in stato di Grazia possiede tale amore, non gli aderenti alle altre religioni!
Quanto all’insieme delle immagini, si mette sullo stesso livello la religione creata da Dio che insegna la Verità e porta alla Vita, e le religioni create dal demonio che insegnano la falsità e portano alla morte. Si mette sullo stesso livello la religione di Nostro Signore Gesù Cristo con quelle di coloro che Lo hanno rigettato, bestemmiato e perseguitato nel corso dei secoli: ossia la religione di un edonista nichilista, di un comune brigante, e del popolo che Lo ha condannato, flagellato, e crocifisso con immensa e diabolica crudeltà.
In quanto tale l’insieme delle immagini costituisce un’offesa a Dio ed è di conseguenza del tutto inammissibile.

 

2. Eroticismo 

 

a) L’Amore matrimoniale 
L’esortazione Amoris Laetitia constata § 80-81: “Il matrimonio è in primo luogo una ‘intima comunità di vita e di amore coniugale’ che costituisce un bene per gli stessi sposi, e la sessualità ‘è ordinata all’amore coniugale dell’uomo e della donna’ CCC 2360.” In note a piede di pagina sono forniti 3 riferimenti per questo testo: Gaudium et Spes § 48 rispetto all’intima comunità; il codice 1983 c.1055 rispetto al bene degli sposi (‘Matrimoniale foedus… ad bonum conjugum atque ad prolis generationem et educationem ordinatum); ed il Catechismo della Chiesa cattolica § 2360 rispetto all’ordinazione della sessualità all’amore coniugale.
Per capire la portata di questo testo, bisogna inserirlo nel suo contesto storico. Secondo l’insegnamento cattolico tradizionale, cioè quello autentico, il matrimonio è un vincolo spirituale; la sua finalità primaria è la procreazione ed educazione dei figli; la sua finalità secondaria è il bene degli sposi (o ‘amore matrimoniale’) che consiste nell’assistenza reciproca degli sposi. L'aspetto sessuale è il rimedio contro la concupiscenza (talvolta identificata come la terza finalità del matrimonio). La sessualità è ordinata verso la procreazione.
Sotto l’influsso del Personalismo poi, la definizione teologica del matrimonio come vincolo viene sostituita da una descrizione psicologica in termini di ‘vita e amore’; la sua finalità secondaria viene elencata prima della sua finalità primaria (come nella citazione latina del codice sopra, senza però designarla ‘primaria’); la sessualità viene intesa come ordinata all’amore matrimoniale, un amore, quindi, essenzialmente emozionale piuttosto che razionale.
Il brano dell’esortazione sopra citato costituisce un passo in avanti (nel senso di interpretazione del tutto forzata e per nulla corretta) rispetto al magistero precedente, in quanto si presenta l’amore matrimoniale ormai esplicitamente come finalità primaria del matrimonio (‘in primo luogo… amore coniugale’), mentre viene taciuta la finalità della procreazione ed educazione (tranne la menzione nella nota in latino). Viene ribadita l’ordinazione della sessualità all’amore coniugale (inteso nel senso emozionale), che sarà elaborato in seguito in termini esclusivamente secolari nella sezione 150 intitolata ‘La dimensione erotica dell’amore’. 

 

b) ‘L’educazione sessuale’ 
Ora che le scuole europee sono state invase ormai da programmi di ‘educazione sessuale’ di ordine amorale e puramente edonista (e probabilmente se ne aspettano altri ancora peggiori!), un intervento da parte della santa Madre Chiesa diviene ogni giorno più conveniente e più urgente.
Con la pubblicazione di Amoris Laetitia si sarebbe sperato qualche presa di posizione cattolica al riguardo: ad esempio 1) una proposta per fondare nuove scuole veramente cattoliche, o almeno per istituire nuovi istituti che vigilassero e operassero affinché venisse attuato l'insegnamento autentico della dottrina cattolica nelle scuole esistenti; 2) un appello ai genitori affinché si occupino dell’educazione sessuale dei loro figli in accordo con l'insegnamento autentico della Chiesa in materia, in particolare sottolineando la finalità primaria del matrimonio, cioè la procreazione e l’educazione dei figli; 3) una chiara esposizione della dottrina cattolica sul matrimonio, sugli atti contrari, sulla purezza, sull’impurezza, e sul fatto che tutti i peccati contro la purezza sono mortali.
Invece la sezione § 280-286 intitolata ‘Sì all’educazione sessuale’ è del tutto priva di questi elementi.

 

1) Piuttosto di proporre alternative all’educazione sessuale attuale, il documento si accontenta meramente di suggerire qualche modifica o cambiamento di accento dentro di essa;
2) Il ruolo educativo dei genitori non viene neanche accennato: piuttosto si concentra (tranne una sola menzione della ‘naturale finalità procreativa della sessualità’) sulla finalità secondaria del matrimonio, cioè l’amore, anzi, l’amore inteso esclusivamente nel senso emozionale, e soprattutto sessuale. Si legge ad esempio dell’ ‘educazione all’amore, alla reciproca donazione’ (§ 280); della ‘capacità di amare’ (§ 281-2); del ‘modo di amare’ degli adolescenti’  (§ 284).
3) Quanto poi alla dottrina cattolica sul matrimonio e sulla purezza, non viene detto nulla. La sessualità viene trattata di fatto solo in modo psicologico senza neppure un accenno alla moralità. Il male da evitare non sarebbe più il peccato, bensì aspetti sociologici o psicologici come banalizzazione e impoverimento (§ 280); ‘pornografia senza controllo’ (come se la pornografia moderata potrebbe forse essere accettabile), la ‘mutilazione’ della sessualità, la deformazione della capacità di amare (§ 281); ‘l’aggressività narcisistica’, il giocare (§ 283); l’immaturità (§ 284); l’isolamento (§284-5), il non accettare il proprio corpo, la paura dell’altro (§ 285).

 

La sessualità extramatrimoniale non è dunque condannata; anzi, sembra persino essere incoraggiata, così che la sezione, in un’analisi finale, è compatibile con i programmi di educazione sessuale attuali amorali e del tutto contrari all'insegnamento cattolico; si legge infatti: ‘L’impulso sessuale può essere coltivato in un percorso’ tale da ‘far emergere capacità preziose di gioia e di incontro amoroso’ (§ 280); questo tipo di percorso ‘sulle diverse espressioni di amore, sulla cura reciproca, sulla tenerezza rispettosa, sulla comunicazione ricca di senso’ preparerà ‘all’unione sessuale nel matrimonio (…) arricchito da tutto il cammino precedente’ (§ 283 e vedi anche § 284).
Di fatto la sezione è compatibile pure con l’ideologia ‘gender’, parlando dell’educazione sessuale non solo degli adolescenti, ma anche dei ‘bambini’(§ 280 e 281); si legge anche: ‘Non si può nemmeno ignorare che nella configurazione del proprio modo di essere femminile e maschile non confluiscono solamente fattori biologici o genetici ma anche molteplici elementi relativi ….alla cultura… (etc.)…; è anche vero che il maschile e il femminile non sono qualcosa di rigido…’
La sezione termina con un avvertimento contro il ‘condizionare la legittima libertà e a mutilare l’autentico sviluppo dell’identità concreta dei figli e delle loro potenzialità’ (§ 286).

 

 
c) Confronti tra il matrimonio ed il celibato 
L’esortazione constata § 159 (citando papa Giovanni Paolo II) che “…i testi biblici ‘non forniscono motivo per sostenere né l’inferiorità del matrimonio, né la superiorità della verginità o del celibato’ a motivo dell’astinenza sessuale”. Mentre san Paolo dice precisamente l’opposto (I Cor 7. 25-40). Si nota in particolare: ‘Chi non è sposato pensa a ciò che è di Dio’ (v.32), e ‘Chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie’ (v.33).
Comunque, per sapere ciò che insegna la Santa Madre Chiesa su qualsiasi argomento, l’autorità più alta è contenuta nei dogmi definiti. Ed il concilio di Trento dichiara dogmaticamente a riguardo (s. 24 can.10): Si quis dixerit… non esse melius ac beatius manere in virginitate aut caelibatu, quam matrimonio: Anathema sit. 

 

3. Adulterio 

 

Sicuramente è lo spirito di eroticismo che si cela dietro l’indulgenza del papa verso gli adulteri. 
a) Difesa dell’Adulterio 
Nel documento Amoris Laetitia § 298, il Papa parla di coppie di ‘divorziati risposati’ nei termini seguenti:
La Chiesa riconosce situazioni in cui ‘l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione” (Familiaris Consortio § 84) ed aggiunge nella nota 329: “In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere ‘come fratello e sorella’ che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, ‘non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli’ (Gaudium et Spes § 51)”. 
Commentiamo. ‘Espressioni di intimità’ significa parlare del rapporto sessuale, come risulta da una lettura del brano completo di Gaudium et Spes, e dal fatto che queste ‘espressioni di intimità’ vengono messe in confronto con la convivenza ‘come fratello e sorella’. Conseguentemente, si può sintetizzare il testo così: molte coppie di divorziati-risposati che convivono per il bene dei figli, trovano che il rapporto sessuale (cioè l’adulterio) sia proficuo per la loro convivenza e per il bene dei figli.
Vediamo dunque che:

 

a) l’adulterio viene giustificato;
b) l'adulterio diviene un mezzo orientato ad una fine: cioè la fedeltà della coppia ed il bene della loro progenie;
c) ci si riferisce ad una determinata situazione, anzi una situazione sperimentata da ‘molti’;
d) si evidenzia una pretesa continuazione col magistero precedente.
Quanto ad (a): L’adulterio è condannato expressis verbis nel Vecchio Testamento nel VI comandamento, e da nostro Signore Gesù Cristo Stesso nel Nuovo (Mt 19.9; Mc 10.11-12). Inoltre Egli lo specifica come uno dei peccati che escludono il peccatore dalla vita eterna (Mt.19. 17-18). Essendo, dunque, un male intrinseco, non si può in nessun modo giustificare.
Quanto a (b): San Paolo (Rom 3.8) dichiara esplicitamente che non si possa fare di un male un mezzo per giungere ad un bene;
Quanto a (c): Qua si manifesta ‘l’etica della situazione’ che pretende che la coscienza crei una norma a seconda della situazione in cui si trova l’individuo. La Chiesa, invece, ha condannato l’etica della situazione, e intende la coscienza come un giudizio che applica principi morali oggettivi alle azioni particolari.

 

Quanto a (d): il Papa (o i suoi collaboratori) sopprime parti essenziali dai brani citati. Nel primo brano papa Giovanni Paolo II, parlando di ‘divorziati risposati’ che convivono per motivi (tra l’altro) per il bene dei figli, dichiara che devono vivere in perfetta castità. Se non lo fanno, non possono accedere alla santa Comunione. Nel secondo brano il concilio raccomanda rapporti sessuali per motivi di fedeltà e del bene dei figli, ma solo tra coloro che sono sacramentalmente sposati. In sintesi, papa Giovanni Paolo II constata che una coppia di ‘divorziati risposati’ può convivere per il bene dei figli ma in castità perfetta; il concilio constata che rapporti sessuali possono promuovere la fedeltà di una coppia ed il bene dei figli dentro il matrimonio. Tagliando i riferimenti alla castità ed al matrimonio, papa Francesco pretende di giustificare l’adulterio sulla base del magistero precedente. 

 

b) Stato ecclesiale degli Adulteri 
L’esortazione constata § 299 che i ‘divorziati risposati’ ‘possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa’ e propone che si integrino nella vita pubblica della Chiesa, da padrini ad esempio. La Tradizione della Chiesa (rimando ad esempio a san Tommaso d’Aquino), invece, li considera come membra morte della Chiesa, quali rami morti di un albero vivo. Per questo motivo e per motivo del loro cattivo esempio, non conviene che operino nella vita pubblica della Chiesa.

 

 
c) Accesso alla santa Comunione per gli Adulteri 
Possiamo concludere da § 298 e nota 329 sopra analizzate, che se l’adulterio non viene più considerato come peccato mortale, ne segue che gli adulteri hanno il diritto di essere integrati nella vita della Chiesa anche accedendo alla santa Comunione. Leggiamo uno dei passi del documento che lo dice esplicitamente:
‘…gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi… nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave’(§ 300 con nota 336).

 

Che tipo di giustificazione ha in mente il Papa? ‘L’etica della situazione’? Ma, come abbiamo già spiegato, questa etica è nulla e vuota. L’ignoranza da parte della coppia che l’adulterio sia un peccato mortale o che la santa Comunione in stato di peccato mortale sia un’ulteriore peccato mortale? E’ vero che un peccato mortale non va imputato ad un peccatore che non sapeva che esso fosse mortale; tuttavia il peccato in questione è mortale oggettivamente e rappresenta un’offesa grave a Dio.
Per questo, qualsiasi assistenza spirituale, discernimento, dichiarazione, o intervento da parte della Chiesa devono essere orientatati ad istruire la coppia sulla legge oggettiva naturale e divina, e condurla a vivere nella Grazia di Dio, non a lasciarla nell’ignoranza e nel peccato, per paura di urtare contro le sue sensibilità.
In sintesi, il compito della Chiesa al riguardo non è di evitare di offendere i fedeli, bensì di evitare di offendere Dio.
Don Pietro Leone 
 
[Don Pietro Leone, laureato in lettere classiche e filosofia, ha trascorso molti anni negli Stati Uniti, dove ha insegnato queste materie nei seminari e nelle università. Da tempo si è trasferito in Europa, dove ha continuato l'attività accademica, e ora è definitivamente tornato in Italia. Nel nostro Paese si dedica alla formazione spirituale fondata sulla dottrina e sul rito tradizionale. In italiano ha scritto i libri "Il matrimonio sotto attacco" e  "Come è cambiato il rito romano antico" editi da edizioni Solfanelli]

QUI

martedì 23 novembre 2021

Come si cambia!

 

Suore della Presentazione 1950



Suore della Presentazione 1978 - San Pedro California


Suore della Presentazione 2012




lunedì 15 novembre 2021

'Stato di emergenza sanitaria perenne': un abuso tutto italiano

La Costituzione italiana non prevede disposizioni in merito all’emergenza sanitaria: pertanto lo stato di emergenza sanitaria è stato deliberato in forza della Legge n. 225/1992 sulla Protezione Civile dal solo Presidente del Consiglio dei ministri, senza il coinvolgimento nella decisione del Parlamento nonostante sono state derogate libertà fondamentali, coperte da riserva di legge.

L’art. 78 della Costituzione prevede lo stato di guerra: sancisce che il Parlamento decide lo stato di guerra conferendo al Governo i poteri necessari, cioè strettamente proporzionati all’evento da fronteggiare. Si sarebbe potuto utilizzare questo modello uniformando lo stato di guerra a quello di emergenza sanitaria: di tal guisa il Governo non sarebbe stato libero di emanare atti fonte secondari, i Dpcm, legittimati da fonti primarie, i decreti-legge ex art. 77 Cost., conferendo in tal modo poteri di amplissima discrezionalità al solo Premier. 

Per quanto riguarda le limitazioni ai diritti fondamentali, al riguardo si osserva come solo la legge può derogare a diritti costituzionalmente garantiti, affinché la decisione restrittiva sia presa dai rappresentanti dei cittadini. 

La legge è manifestazione di volontà delle camere parlamentari e le camere parlamentari sono gli organi che più di ogni altro assicurano un elevato grado di rappresentatività del corpo elettorale e di pluralismo.

All’interno delle camere parlamentari, infatti, non è rappresentata solo la maggioranza, dalla quale promana il governo, ma anche le minoranze parlamentari. La complessità e le garanzie del procedimento di formazione della legge ordinaria, garantendo una adeguata partecipazione delle minoranze alla formazione della volontà legislativa, conferiscono alla legge quella capacità di offrire tutela alla persona e alle formazioni sociali rispetto ad altri poteri meno rappresentativi e pluralisti. 

L’aspetto negativo della gestione italiana della pandemia è dato dal fatto che c’è stata una concentrazione del potere politico nelle mani del solo Presidente del Consiglio.

tratto da Qui