La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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domenica 27 dicembre 2015

Il vero Babbo Natale

La leggenda natalizia di San Nicola (di Bari) che porta doni ai bambini, di origine cattolica, è stata modificata a fini ideologici per impedire la diffusione della realtà storica di un uomo - di un vescovo - esempio di carità amorevole verso i bambini e gli ultimi. In modo particolare i poteri occulti di Francia che l'hanno sostituito con la figura di "Babbo Natale" (Perè Noel) e anche i riformatori protestanti che hanno invece preso la vicenda storica di San Nicola mescolandola volontariamente con tradizioni pagane e magiche inventando cosi la figura di "Santa Claus" a motivo del loro feroce rifiuto del culto cattolico dei santi.

San Nicola è nato in Patara in Licia, una provincia dell'Asia Minore, nel IV secolo da genitori benestanti. E' stato nominato vescovo di Myra, ed è divenuto famoso per la sua santità, per la carità e per i miracoli. Fu imprigionato a causa della sua fede durante la persecuzione di Diocleziano. Fu presente al Concilio di Nicea (325 d.C.) e denunciò l'eresia ariana. Morì a Myra nel 350 d.C. Nel 1087 alcune sue reliquie furono trasferite a Bari, italia, e molti miracoli sono stati ottenuti per sua intercessione, fatto che costituisce la sua straordinaria popolarità in occidente. I genitori di quello che sarebbe stato San Nicola da Tolentino, infatti, ottennero la grazia di avere questo figlio proprio per intercessione di San Nicola di Bari, il cui nome diedero al figlio avuto miracolosamente dal cielo.

Approfittando della ricchezza dei suoi genitori, S. Nicola desiderava fare doni a coloro che erano chiamati i "Poveri imbarazzati" cioè le persone che si trovano in bisogno economico ma che si vergognano di andare a mendicare in strada. Il Santo trovò diversi modi per aiutare questa gente: arrivò persino a lasciare doni anonimi attraverso il camino (chi vi ricorda?).
 
Un caso emblematico: un padre con tre figlie non poteva dare loro una dote e organizzare loro matrimoni dignitosi. L'uomo, disperato, pensava che la loro unica sorte fosse quella della pubblica vergogna. In tre diverse occasioni S. Nicola venne in loro aiuto lasciando una borsa con dell'oro per permettere alle sue figlie di sposarsi con una discreta dote.

Da questa e da altre opere di carità da lui compiute si diffuse poi l'idea generale che il vescovo Nicola sarebbe sceso dal cielo ogni anno la vigilia di natale per portare regali ai bambini e ai poveri. Questa storia aveva lo scopo di ispirare ai bambini il bene e insegnando loro che una vita ben vissuta è sempre premiata dall'alto.

In Francia i poteri occulti - che non volevano che la popolarità del vescovo cattolico si prolungasse nel tempo e nell'intensità - crearono la figura di Perè Noel. Il titolo di "perè" è comune tra gli uomini anziani che hanno un ruolo di tipo patriarcale nella società e tra le persone semplici. La parola Noel rimanda alla gioia. E' un'esclamazione simile ad "Alleluja" normalmente riservato per la festività del Natale (cattolicamente e rettamente intesa). L'obiettivo era quello che poi è stato raggiunto: de-cattolicizzare la figura storica di San Nicola per diffondere la laicissima figura di Babbo Natale, in tutto simile al vescovo cattolico ma senza alcun riferimento al divino. Questo per quanto riguarda l'azione dei poteri occulti in Francia.

Per quanto riguarda invece l'azione dei protestanti, avversi al culto cattolico dei santi, la figura di S. Nicola fu modificata accuratamente seguendo i racconti della leggenda nordica di un mago. Mescolarono elementi della vita del mago - la renna e le slitte su tutte - e le attribuirono alla figura rinnovata di Santa Claus. Deviarono così l'ammirazione dei bambini e dei poveri, da una figura cattolica a una di fantasia. E' utile per noi imparare come il male - il maligno - attraverso i suoi vari strumenti (consapevoli o inconsapevoli) opera contro la tradizione cattolica perfino nei dettagli che possono apparire insignificanti, e così, con la vigilanza, imparare a discernere le sue seduzioni e inganni.


(Prof. Plinio Correa de Oliveira)
http://www.traditioninaction.org/SOD/j050sdNicholas12-6.htm
 
Tratto da qui

martedì 22 dicembre 2015

Incarnazione ed ecologia dell'uomo

Poiché la fede nel Creatore è una parte essenziale del Credo cristiano, la Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza.
 
Essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere anche l’uomo contro la distruzione di se stesso.
È necessario che ci sia qualcosa come una ecologia dell’uomo, intesa nel senso giusto. Non è una metafisica superata, se la Chiesa parla della natura dell’essere umano come uomo e donna e chiede che quest’ordine della creazione venga rispettato.
 
Qui si tratta di fatto della fede nel Creatore e dell’ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo sarebbe un’autodistruzione dell’uomo e quindi una distruzione dell’opera stessa di Dio.
 
Ciò che spesso viene espresso ed inteso con il termine gender, si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell’uomo dal creato e dal Creatore. L’uomo vuole farsi da solo e disporre sempre ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda. Ma in questo modo vive contro la verità, vive contro lo Spirito creatore. Le foreste tropicali meritano, sì, la nostra protezione, ma non la merita meno l’uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio che non significa contraddizione della nostra libertà, ma la sua condizione.

Grandi teologi della Scolastica hanno qualificato il matrimonio, cioè il legame per tutta la vita tra uomo e donna, come sacramento della creazione, che lo stesso Creatore ha istituito e che Cristo – senza modificare il messaggio della creazione – ha poi accolto nella storia della sua alleanza con gli uomini. Fa parte dell’annuncio che la Chiesa deve recare la testimonianza in favore dello Spirito creatore presente nella natura nel suo insieme e in special modo nella natura dell’uomo, creato ad immagine di Dio.
Partendo da questa prospettiva occorrerebbe rileggere l’Enciclica Humanae vitae: l’intenzione di Papa Paolo VI era di difendere l’amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell’uomo contro la sua manipolazione. (Paragrafo 1)

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
ALLA CURIA ROMANA IN OCCASIONE
DELLA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI
Sala Clementina
Lunedì, 22 dicembre 2008
 
 

 

venerdì 18 dicembre 2015

Il giubileo della misericordia


Questo giubileo non è il primo, non sarà l'ultimo né il più importante. E' uno tra i tanti nella storia della Chiesa cattolica ed ha esattamente uguale valenza e significato ai precedenti e a quelli che verranno in futuro.
Il giubileo nella Chiesa cattolica, mentre affonda le sue radici nell'Antico Testamento e nella storia del popolo ebraico - che secondo i dettami della legge biblica, celebrava ogni cinquant'anni un anno giubilare, periodo in cui si rimettevano i debiti, si liberavano gli schiavi e ci si asteneva dai lavori agricoli - non si esaurisce nell'Antico Testamento ma lo porta a compimento  nella figura di Gesù Cristo Redentore dell'umanità e giudice giusto e misericordioso. In tal modo l'antico giubileo viene trasformato e trasfigurato, passando dalla terra al cielo, creando un ponte mistico tra la terra ed il cielo, rendendo possibile il passaggio della creatura dalla condizione di schiavo a quella di figlio. Il giubileo cattolico è con Cristo ed in Cristo e, attraverso il sacrificio salvifico di Cristo Signore, esso acquista una valenza mistica mai avuta prima, rendendo possibile la salita al monte di Mosè, l'avvicinarsi al roveto ardente, il passaggio del Mar Rosso, il lungo viaggio verso la Terra Promessa in maniera più piena e consapevole e con lo sguardo rivolto al Cielo ed alle realtà dell'eternità, dove tutto finisce e tutto inizia in modo nuovo e mai immaginato.

L'anno giubilare diventa così, non solo il tempo per riscattare la condizione umana dalla temporalità, ma un tempo di grazia per riscattare la condizione umana dalla schiavitù del peccato, quindi l'anno della conversione, della riconciliazione con Dio, della remissione dei peccati, della penitenza sacramentale. Senza la dimensione cristocentrica e dunque spirituale il giubileo non avrebbe effetti salvifici sulle anime. Senza la dimensione sacramentale esso sarebbe un vuoto e sterile tintinnio della nostra autosufficienza e della nostra superbia e ci lascerebbe ancora più vuoti e sterili.
Il giubileo non è un'occasione per fare del bene ma l'occasione per guadagnarci il Paradiso! L'occasione per adempiere i comandi del Signore, renderGli gloria ed onore attraverso le nostre opere buone nei confronti del prossimo e di noi stessi con la cura dell'anima e del corpo. L'occasione per chiederGli perdono di tutte le nostre mancanze e dei nostri peccati. Quale occasione più propizia del giubileo? Il Signore, che non si fa superare in bontà e misericordia, rimetterà tutti i peccati e le pene dovute a questi nel momento che varcheremo la soglia di una porta Santa di una chiesa e del suo confessionale!    

 

giovedì 17 dicembre 2015

Infallibilità del Papa

 
 
A proposito dell'infallibilità del Papa, il Cardinal Raphael Merry del Val,(qui un breve profilo biografico) nel suo libro del 1902 'The Truth of Papal Claims' [La verità sulle rivendicazioni papali] ha scritto:
 
«Per quanto grande possa essere il nostro dovere di riverenza nei confronti di qualsiasi cosa affermi, per quanto grande possa essere il nostro dovere di obbedire alla guida del Primo Pastore, non riteniamo che ogni sua parola sia infallibile, o che possa avere sempre ragione.
 
Men che meno ci sogniamo di insegnare che egli sia infallibile o superiore in qualsiasi grado a qualsiasi altro uomo quando parla di materie scientifiche, storiche o politiche, o che egli non possa commettere errori di giudizio nell’affrontare gli eventi contemporanei, gli uomini e le cose (p. 19).
 
Anche oggi un vescovo può […] presentare le sue rimostranze a un Papa che stia agendo – a suo giudizio – in modo che possa sviare le persone affidate alla sua cura. […] Quest’ipotesi è abbastanza plausibile, e non distrugge né sminuisce in alcun modo la supremazia del Papa (p. 74)».

lunedì 14 dicembre 2015

A proposito di ricchi, poveri e clima


James Schall, padre gesuita americano, in un'intervista a 'Il Foglio' parla di alcuni aspetti cardine del viaggio di Papa Francesco negli Stati Uniti e, a cominciare dalla povertà (argomento che sta molto a cuore al Papa) spiega  che «se non tutti sono poveri il merito è proprio del capitalismo, inteso come innovazione, crescita, profitto, distribuzione e produttività». Il dato inconfutabile «è che la percentuale dei poveri nel mondo è in costante calo, e questo è un aspetto che viene troppo poco riconosciuto e spiegato». E ciò che impedisce a quella parte di popolazione che ancora vive nell’indigenza di sollevarsi, «non è di certo il capitalismo, bensì certe idee politiche o religiose unite a qualche fenomeno corruttivo. Si tratta di forze che lavorano in senso contrario alla riduzione della povertà». La causa, dice Padre Schall, va cercata nelle politiche attuate dai governi degli stati moderni, in particolare quelli che adottano «certe varianti tipiche di un socialismo più o meno aperto. E il pensiero sociale cattolico raramente ha riconosciuto che i governi stessi, con la loro avidità, sono i primi ostacoli nell’aiuto dei poveri».
 
Schall cita sant’Agostino quando sosteneva che «sia il ricco sia il povero possono essere peccatori o virtuosi. Il ricco, insomma, non deve diventare povero per essere virtuoso, tantomeno il povero deve diventare ricco. Anche Aristotele ci viene in soccorso, dal momento che a suo giudizio la maggior parte delle persone necessita di una quantità sufficiente di beni per essere virtuosa. Ed è proprio questo ciò che la vera crescita economica cerca di realizzare. Il Papa stesso parla dei suoi amici ricchi come di uomini buoni e generosi».
 
«Quasi tutti riconoscono che l’avidità è un vizio, anche se probabilmente non così distruttivo quanto lo è l’invidia a lungo andare», chiosa l’interlocutore. È una sorta di rovesciamento degli schemi: «Sempre Aristotele ha chiarito che un uomo ricco non è necessariamente ingiusto perché è ricco e l’uomo povero non è virtuoso solo per il fatto di essere povero. Ognuno può salvare la sua anima nella condizione in cui si trova».
 
Alla domanda se a volte, sulla percezione equivoca del capitalismo, può giocare un ruolo non indifferente anche una certa “narrativa apocalittica” propria del Papa, egli risponde:
Dipende «Se si parla di “narrativa apocalittica” riguardo l’ecologia, si può dire che il Santo Padre la usa per parlare dei disastri causati dal riscaldamento della Terra.
Io però ho il sospetto – sottolinea Padre Schall – che, di fatto, queste tesi siano fondate su basi scientifiche e pratiche assai controverse.
I discorsi sulle ricorrenti ere glaciali e sulle epoche temperate sembrano essere vecchi quasi quanto vecchia è la Terra stessa. A mio giudizio, la percentuale di ogni problema ambientale provocato dall’attività umana è relativamente modesta, ed è possibile affrontare le emergenze grazie alla nostra conoscenza e tecnologia. Un po’ di riscaldamento, poi, sembra essere addirittura benefico».
 
Se invece si parla di «narrativa apocalittica secondo quanto scriveva Robert Hugh Benson ne 'Il Padrone del Mondo', riferimento spesso citato da Francesco, in cui è rappresentata la fine dei tempi, mi viene da usare le parole di san Paolo: “Non conosciamo né il giorno né l’ora”. Oggi – prosegue – siamo riusciti a ribaltare gran parte dei princìpi fondamentali della legge naturale nelle nostre politiche pubbliche, al punto che lo stato moderno e la cultura spesso si distinguono solo per essere in contrasto con ciò che l’insegnamento classico ha indicato. Penso sia dovere del Papa ammonire un mondo che si sta formando contro l’esplicito insegnamento della ragione e del Vangelo».
© IL FOGLIO (25-10-2015)
 

Tratto da qui

martedì 8 dicembre 2015

Alla Vergine Immacolata


O Vergine Immacolata, primo e soave frutto di salvezza,
noi Ti ammiriamo e celebriamo le grandezze del Signore che ha fatto in Te mirabili prodigi.
Guardando Te, noi possiamo capire ed apprezzare l’opera sublime della Redenzione e possiamo vedere le ricchezze infinite che Cristo, con il suo Sangue, ci ha donato.
Aiutaci, o Maria, ad essere, come Te, salvatori insieme con Gesù di tutti i nostri fratelli.
Aiutaci a portare agli altri il dono ricevuto, ad essere “segni” di Cristo sulle strade di questo nostro mondo assetato di verità e di gloria, bisognoso di redenzione e di salvezza.
Amen

venerdì 4 dicembre 2015

Io sono per la disintegrazione......

 
Cari Vescovi, cari cattolici tutti che vi vergognate di Gesù, che quest'anno volete rinunciare al Natale, al presepe per non offendere chi non crede, guardate, ascoltate ed imparate qui. E' un video che fa bene a tutti, soprattutto, a tutti i cattolici che anche quest'anno decideranno di fare il presepe per ricordare l'incarnazione di Dio.
La Sacra Scrittura dice che il vento dello Spirito soffia dove vuole, mai vento ha soffiato meglio........
Grazie a Vittorio Sgarbi che ha saputo, in soli sette minuti, concentrare magnificamente il significato del Santo Natale e del cristianesimo.
Da non perdere!!!!!! 

giovedì 3 dicembre 2015

Invoca Maria

Come nella generazione naturale vi è un padre e una madre, cosí nella generazione soprannaturale e spirituale vi è un Padre che è Dio e una madre che è Maria.
(San Luigi Maria Grignion de Montfort).
 
Nelle vicende dolorose dei tempi non restano altri conforti che quelli del cielo e tra questi l'intercessione potente di quella che fu in ogni tempo l'Ausiliatrice dei Cristiani.
(San Pio X)
 
Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi pensa a Maria, invoca Maria. Seguendo Lei, non devierai; invocandola non ti dispererai; pensando a Lei non peccherai; tenendoti stretto a Lei non cadrai.
(San Bernardo di Chiaravalle)

mercoledì 2 dicembre 2015

Maria, stella di speranza

La Chiesa saluta Maria, la Madre di Dio, come «stella del mare»: Ave maris stella.
La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada?
La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. [...]
E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente Arca dell'Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenda in mezzo a noi? (cfr Gv 1,14)
    
(SS. Benedetto XVI - Enciclica Spe Salvi)

venerdì 27 novembre 2015

Parigi, Rue du Bac A.D. 1830

Oggi si ricorda il 185° anniversario delle apparizioni della Vergine Maria a  Caterina Labouré, all’epoca 24enne novizia della Compagnia delle Figlie della Carità, fondate da S. Vincenzo de Paoli e da S. Luisa de Marillac. Le apparizioni avvennero a Parigi,  al numero 140 di Rue du Bac, nella Cappella di quella che oggi è la Casa madre della Compagnia, nell’anno 1830, che in seguito gli storici definirono come quello dell’inizio della seconda rivoluzione francese.
                       
Le apparizioni
Le apparizioni avvennero da  luglio a dicembre e la giovane, che la Chiesa proclamerà Santa, si intrattenne per tre volte con la S. Vergine. Durante i mesi precedenti Caterina aveva visto per tre giorni consecutivi San  Vincenzo de Paoli che le mostrava il suo cuore, di tre colori diversi: dapprima le apparve bianco, colore della pace; poi rosso, colore del fuoco; infine nero, simbolo delle disgrazie che sarebbero cadute sulla Francia e su Parigi in particolare.
Poco tempo dopo, Caterina vide il Cristo presente nell’Eucaristia, al di là delle apparenze del pane.
«Ho visto Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, durante tutto il tempo del mio Seminario, eccettuate le volte durante le quali dubitavo »
In seguito, il 6 Giugno 1830, festa della Santa Trinità, il Cristo le apparve come un Re crocifisso, spogliato di tutti i suoi ornamenti.
Il 18 luglio 1830, la vigilia della festa di San Vincenzo, che Caterina ama molto, la giovane novizia ricorre a colui di cui ha visto il cuore, traboccante d’amore, perché l’aiuti ad esaudire il suo grande desiderio di vedere la Santa Vergine. Alle 11,30 di notte, si sente chiamare per nome.
Un misterioso bambino è ai piedi del letto e la invita ad alzarsi «La Santa Vergine ti attende» le dice. Caterina si veste e segue il bambino che diffonde raggi di luce dappertutto dove passa.
Arrivati nella cappella, Caterina si ferma dalla parte della sedia del sacerdote, situata nel coro. Ode allora come il fruscio di una veste di seta. La sua piccola guida le dice: «Ecco la Santa Vergine». Caterina esita a credere. Ma il fanciullo ripete con una voce più forte: «Ecco la Santa Vergine».
Caterina corre ad inginocchiarsi presso la Madonna che è seduta sulla sedia (del sacerdote)- Allora, ho fatto un balzo per avvicinarmi a lei, e mi sono messa in ginocchio sui gradini dell’altare, con le mani appoggiate sulle ginocchia di Maria.
Il momento, che ho passato così, è stato il più dolce di tutta la mia vita. Mi sarebbe impossibile dire ciò che ho provato. La Santissima Vergine mi ha detto poi come avrei dovuto comportarmi con il mio confessore e molte altre cose -.
Caterina riceve l’annuncio di una missione e la richiesta di fondare una Confraternita di Figlie di Maria. Ciò sarà fatto dal Padre Aladel il 2 Febbraio 1840.
 
La Medaglia
Il 27 Novembre 1830 alle 17,30, durante la meditazione nella cappella, Caterina vede come due quadri viventi che passano in dissolvenza incrociata.
Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente.
Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice:
«Questi raggi sono il simbolo delle grazie che io riverso su coloro che me le domandano».
Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta:
«O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi», scritta in lettere d’ oro.
Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole: «Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie».
Nel mese di dicembre del 1830, durante la meditazione, Caterina sente di nuovo un fruscio, questa volta dietro l’altare. Lo stesso quadro della medaglia si presenta vicino al tabernacolo, ma un po’ più in dietro: «Questi raggi sono il simbolo delle grazie che la Santa Vergine ottiene per le persone che gliele chiedono… Non mi vedrai più».
E’ la fine delle apparizioni. Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, circa le richieste della Madonna. Il Sacerdote reagisce negativamente, proibisce a Caterina di pensare a queste cose.
Il 30 Gennaio 1831, il noviziato termina e Caterina prende l’abito. Il giorno dopo, va all’ospizio di Enghien fondato dalla famiglia d’Orléans, che si trova al numero 12 di via de Picpus, a Reuilly, nella zona Est di Parigi, in un quartiere povero, dove lei servirà i poveri per ben 46 anni, in incognito.
 
Significati
Le parole e le immagini impresse sul diritto della medaglia esprimono un messaggio con tre aspetti intimamente legati.
«O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi».
 
La medaglia è
......miracolosa
Qualche mese dopo le apparizioni, Suor Caterina, inviata al ricovero di Enghein per curare gli anziani, si mette al lavoro. Ma una voce interiore insiste: si deve far coniare la medaglia. Caterina ne riparla al suo confessore, Padre Aladel.
Nel Febbraio 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In Giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel.
Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni e le conversioni. Fu un avvenimento straordinario. Il popolo di Parigi chiamò la medaglia «miracolosa».
Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Nel 1835 nel mondo intero ce n’era già più di un milione. Nel 1839 la medaglia era diffusa in più di dieci milioni di esemplari. Alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contava già più di un miliardo di medaglie!

......luminosa
L’identità di Maria ci è rivelata qui esplicitamente: la Vergine Maria è immacolata fin dal concepimento. Da questo privilegio, che le deriva dai meriti della Passione di suo Figlio Gesù Cristo, ne scaturisce tutta la sua potenza d’intercessione, che ella esercita per coloro che la pregano. Ed è per questo che la Vergine invita tutti gli uomini a ricorrere a Lei nelle difficoltà della vita.
L’ 8 dicembre 1854 Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione: Maria, per una grazia speciale, che Le è stata concessa prima della Redenzione, meritata da suo Figlio, è senza peccato fin dal suo concepimento.
Quattro anni più tardi, nel 1858, le apparizioni di Lourdes confermeranno a Bernadetta Soubirous il privilegio della Madre di Dio.
I suoi piedi sono posati sulla metà del globo e schiacciano la testa al serpente
La semisfera è il globo terrestre, il mondo. Il serpente simboleggia Satana e le forze del male.
La Vergine Maria stessa, è impegnata nella battaglia spirituale, nella lotta contro il male, di cui il nostro mondo è il campo di battaglia. Maria ci chiama ad entrare nella logica di Dio, che non è la logica di questo mondo. E’ questa la grazia autentica, quella della conversione, che il cristiano deve chiedere a Maria per trasmetterla al mondo.
Le sue mani sono aperte e le sue dita sono ornate di anelli ricoperti di pietre preziose, dalle quali escono raggi, che cadono sulla terra, allargandosi verso il basso.
Lo splendore di questi raggi, come la bellezza e la luce dell’apparizione, descritte da Caterina, richiamano, giustificano e nutrono la nostra fiducia nella fedeltà di Maria (gli anelli) nei confronti del suo Creatore e verso i suoi figli, nell’efficacia del suo intervento (i raggi di grazia, che cadono sulla terra) e nella vittoria finale (la luce), poiché lei stessa, prima discepola, è la primizia dei salvati.
......dolorosa
La medaglia porta sul suo rovescio una lettera e delle immagini, che ci introducono nel segreto di Maria.
La lettera «M» è sormontata da una croceLa «M» è l’iniziale di Maria, la croce è quella di Cristo.
I due segni intrecciati mostrano il rapporto indissolubile che lega Cristo alla sua santissima Madre. Maria è associata alla missione di Salvezza dell’umanità da parte del figlio suo Gesù e partecipa, attraverso la sua compassione all’atto stesso del sacrificio redentivo di Cristo.
In basso, due cuori, l’uno circondato da una corona di spine, l’altro trapassato da una spada: il cuore coronato di spine è il cuore di Gesù. Ricorda l’episodio crudele della Passione di Cristo, prima della morte, raccontata nei Vangeli. Il cuore simboleggia la sua Passione d’amore per gli uomini.
Il cuore trafitto da una spada è il cuore di Maria, sua Madre. Si riferisce alla profezia di Simeone, raccontata nei Vangeli, il giorno della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme da Maria e Giuseppe. Simboleggia l’amore di Cristo, che è in Maria e richiama il suo amore per noi, per la nostra salvezza e l’accettazione del sacrificio del suo Figlio.
L’accostamento dei due Cuori esprime che la vita di Maria è vita d’intima unione con Gesù.
Attorno sono raffigurate dodici stelle.
Corrispondono ai dodici apostoli e rappresentano la Chiesa. Essere Chiesa, significa amare Cristo, partecipare alla sua passione, per la Salvezza del mondo. Ogni battezzato è invitato ad associarsi alla missione del Cristo, unendo il suo cuore ai Cuori di Gesù e di Maria.
La medaglia è un richiamo alla coscienze di ciascuno, perché scelga, come Cristo e Maria, la via dell’amore, fino al dono totale di sé.
 
Caterina Labouré morì in pace il 31 dicembre 1876: «Parto per il cielo....vado a vedere Nostro Signore, sua Madre e san Vincenzo».
Nel 1933, in occasione della sua beatificazione, si aprì il loculo nella cappella di Reuilly. Il corpo di Caterina fu ritrovato intatto e trasferito nella cappella della rue du Bac; qui venne installato sotto l’altare della Vergine.
 

giovedì 26 novembre 2015

Wanted

NON DATE LA SANTA COMUNIONE A QUEST'UOMO!
 
L’agenzia spagnola  InfoCatólica ha diffuso la foto di Abel Azcona(un sedicente artista, originario di Pamplona che si definisce un artista «multidisciplinare», specializzato nella cosiddetta «arte d’azione»), affinché tutti, sacerdoti e fedeli laici, «memorizzino il suo volto», e, nel caso «cercasse nuovamente di comunicarsi, per fare in realtà incetta di Ostie consacrate», possano immediatamente assumere i provvedimenti del caso. Che ha fatto di tanto grave Abel Azcona? Lo dice il comunicato stesso: ha fatto incetta di ostie consacrate! Come? si è preso la briga di recarsi in diverse chiese di Pamplona e Madrid durante la S. Messa e, fingendo di comunicarsi, trafugava l’Ostia consacrata. Questo per ben 242 volte! Poi ha usato le particole consacrate per comporre con esse, dopo averle gettate a terra, la parola «pedofilia».
A peggiorar le cose, una mostra dal titolo Desenterrados , allestita proprio in questi giorni da Azcona a Pamplona. Dove ha esposto anche l’opera blasfema in questione. Una persona, che ha preferito restare anonima, ha provveduto a togliere dall'esposizione le Ostie consacrate e le ha trasferite in una parrocchia, per porre fine al sacrilegio.
In questo sito Info Catolica la notizia della Santa Messa in riparazione e su questo sito, creato in seguito ai fatti, Respeto por Navarra, si legge una bella ed accorata difesa di Gesù Cristo, della sua Chiesa ed il desiderio dei cristiani di testimoniare in libertà e rispetto la propria fede.

mercoledì 25 novembre 2015

Il Concilio Vaticano II e la lunga giornata di buio


«Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta, invece, una giornata di nuvole, di tempesta, di buio». Così si espresse Papa Paolo VI dopo aver constatato, con seria preoccupazione, i venti innovatori che agitavano la Santa Chiesa, mentre si mutavano la liturgia, la pastorale, la teologia. 
Venti che dopo 50 anni ancora soffiano gelidi e rigidi sull'intera Cristianità, che portano ancora più buio, più sconforto, più scompiglio e confusione insieme ad altrettanta euforia modernista, alle prese con l'arrogante pretesa di cambiare la Chiesa stessa e di continuare a mutare la pastorale, la teologia, la liturgia in senso sempre più orizzontale, e sempre meno verticale, per una sacrilega idea di 'adattare' Dio al mondo e di andare 'incontro' alla modernità.   
 
Don Divo Barsotti, considerato l’ultimo mistico del Novecento, nel 1967 scrisse: «Sento un senso di rivolta che mi agita e mi solleva fin dal profondo contro la facile ubriacatura dei teologi acclamanti al Concilio. Si trasferisce all’avvenimento la propria vittoria personale, una orgogliosa soddisfazione che non ha nulla di evangelico.
Tutto il cristiano deve compiere in ‘trepidazione e timore’; al contrario qui il trionfalismo che si accusava come stile della curia diviene l’unico carattere di ogni celebrazione, di ogni interpretazione dell’avvenimento.
Del resto io sono perplesso nei riguardi del Concilio, la pletora dei documenti, la loro lunghezza, spesso il loro linguaggio, mi fanno paura.
Sono documenti che rendono testimonianza di una sicurezza tutta umana più che di una fermezza semplice di fede.
 
Ma soprattutto mi indigna il comportamento dei teologi.
Crederò a questi teologi quando li vedrò veramente bruciati, consumati dallo zelo per la salvezza del mondo....
Tutto il resto è retorica....
Solo i santi salvano la Chiesa.
E i santi dove sono?
Nessuno sembra crederci più». 
 
Il 22 gennaio 1968 scrisse ancora: «Mi sento polemico, duro e intollerante. Certi adattamenti non li capisco, certi rinnovamenti mi sembra siano solo tradimenti.
 
Non riesco a capire chi sia Dio per tanti teologi, per tanti scrittori, per tanti preti e religiosi. Non riesco a credere che quello che fanno, che quello che dicono, che quello che scrivono, derivi davvero da una fede vissuta, da una vita religiosa profonda, dalla preghiera. Come potrei accettare il loro discorso?»
 
 

martedì 24 novembre 2015

Giubileo, appello a papa Francesco

In data 19 novembre è apparso un articolo su La Nuova Bussola Quotidiana in cui don Nicola Bux si rivolge a Papa Francesco per chiedere chiarezza per quanto riguarda il giubileo di prossima indizione.
Il titolo è estremamente illuminante su quelle che sono invece le ombre che il Santo Padre ha gettato sul significato di questo 'strano' giubileo:
Giubileo, appello a papa Francesco: «Deve essere un chiaro invito alla conversione».
 
Mentre i politici occidentali parlano di strategia di lungo periodo per fronteggiare il terrorismo islamista, e ricorrono all'armamentario dei valori della convivenza, della solidarietà, della tolleranza, del dialogo, ormai mummificati, i giovani europei muoiono nel corpo e nell'anima; anche tra i cattolici non si vuol risalire alle cause che inducono tanti ragazzi, in cerca di idee forti, ad arruolarsi nelle file dei musulmani, ed altri, succubi del pensiero debole, a inseguire i miti progressisti, al punto che, quando uno di loro muore, non si sa dire altro che 'era solare' – che significa? -, spegnendo l'interrogativo sulle condizioni dell'anima al momento della morte.

La Chiesa cattolica, “vessillo issato tra le nazioni e strumento di salvezza per tutti i popoli” a cosa è chiamata? Seguendo l'Omelia di un autore del II secolo, riprendo questo appello: "Fratelli, prendiamo questa bella occasione per far penitenza, e mentre ne abbiamo tempo, convertiamoci a Dio che ci ha chiamati e che è pronto ad accoglierci. Se lasceremo tutte le voluttà e non permetteremo che la nostra anima rimanga preda dei cattivi desideri, saremo partecipi della misericordia di Gesù".
 
Giovanni Paolo II richiamava le visioni di santa Faustina, che dinanzi al  purgatorio, esclama: "una prigione di dolore", della quale il Signore le fece intendere: " La mia misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia".
 
Sembra, quindi, che non si possa ottenere misericordia senza conversione, altrimenti Dio non sarebbe giusto, né in questo mondo né, soprattutto, nell'altro: "La Misericordia esige, prima di inondarci della sua benevolenza, la verità, la giustizia e il pentimento. In Dio la misericordia si fa perdono" (R.Sarah, Dio o niente, Siena 2015,p. 266). È il Vangelo di Gesù Cristo!
 
Gli avvenimenti tragici di Parigi, con le minacce a Roma, portano a rivolgere l'appello al suo Vescovo, il Papa, che il Giubileo dichiari meglio l'intento per il quale fu istituito: l'invito alla conversione di tutti gli uomini per ottenere indulgenza, ossia misericordia dal Signore; un invito supplice, innanzitutto ai cristiani, affinché rinnovino la rinuncia battesimale ad ogni connivenza col mondo e guardino a Gesù Cristo, l'unica "porta santa" attraverso cui entrare nella vita eterna, come egli stesso ha detto.
 
Bisogna che tale annuncio evangelico non escluda alcun uomo, perché è l'unico 'dialogo' che il Signore vuole - lo attestano i vangeli - e che Egli stesso ha intessuto con uomini e donne di ogni tipo: giusti e peccatori, ebrei e samaritani,romani e greci.
È il dialogo che dichiara la necessità della conversione di tutto il mondo al Signore Gesù, per la salvezza dell'anima in terra e soprattutto in Cielo. 
 
Che Gesù Cristo sia il principio e il fine del rapporto col mondo, lo dichiarò Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II: «Il grande problema posto davanti al mondo, dopo quasi due millenni, resta immutato. Il Cristo, sempre splendente al centro della storia e della vita; gli uomini o sono con Lui e con la Chiesa sua e allora godono della luce, della bontà, dell'ordine e della pace; oppure sono senza di Lui, o contro di Lui, e deliberatamente contro la sua Chiesa: divengono motivo di confusione, causando asprezza di umani rapporti e persistenti pericoli di guerre fratricide».

La Chiesa di Gesù Cristo, che sussiste nella Chiesa cattolica, è stata costituita e inviata ad attuare questo dialogo che consiste nel proclamare che l'uomo si salva solo se crede nel Signore Gesù: ebrei e pagani, musulmani e buddisti, atei e agnostici: nessuno può essere esentato dalla conversione. È l'invito che scaturisce dal Cuore di Cristo, affinché tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità. Se il parlare della misericordia - che è un aspetto della carità – non fosse finalizzato alla conversione, non servirebbe a nulla, come ha ricordato san Paolo nel celebre "inno alla carità".
Se la Chiesa non fa questo annuncio, tradisce il mandato del suo Fondatore.
 
Non serve discettare se vi siano musulmani moderati o fondamentalisti o fanatici,e sociologismi simili: chi conosce il Corano e gli hadit di Muhammad sa bene cos'è l'islam; né serve ricorrere alla teoria rahneriana dei cristiani anonimi, stigmatizzata da Hans Urs von Balthasar, per sostenere la necessità del dialogo senza alcun intento di conversione: sarebbe alimentare l'insipienza di tanta parte della cristianità, come amava dire il cardinal Giacomo Biffi.
 
Decenni di dialogo da parte cattolica, sostituendo la missione di annunciare Gesù Cristo, non evita la persecuzione, perché questo è lo statuto ordinario dei cristiani: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi»; senza dimenticare che la persecuzione è una beatitudine proclamata da Cristo. Invece, sta accadendo ciò che descrive il cardinal Sarah: «Mentre i cristiani muoiono per la fede e la loro fedeltà a Gesù, in Occidente, degli uomini di Chiesa cercano di ridurre al minimo le esigenze del Vangelo" (Ibidem,p. 369). 
Il Giubileo veda i vescovi e i sacerdoti spiegare che la misericordia del Signore e il Suo perdono, si può sperare di ottenerli solo osservando i Comandamenti, abbandonando ogni condotta malvagia, scisma ed eresia.
 
Dio si è fatto vicino,abita in mezzo a noi, non è un Essere lontano e impersonale; il cattolico non professa un vago deismo: dopo l'Incarnazione, sarebbe imperdonabile. Non si può mescolare al giusto culto da dare a Dio -  è anche il primo comandamento della carità, insegnato da Gesù -, forme che imitino gli spettacoli mondani.
Si deve difendere la famiglia da contraffazioni di cui ci si deve solo vergognare. Non si deve uccidere il prossimo per poter possedere; profittare dei poveri - che saranno sempre con noi - per risuscitare il pauperismo; mistificare con la menzogna la verità, il male col bene; spadroneggiare su persone e cose altrui.
 
Senza la conversione, la misericordia non fa scomparire vizi e peccati, specie quelli capitali, nei quali molti stabilmente vivono. 
 
Bisogna che il Giubileo rilanci l'esercizio delle virtù teologali e cardinali fino al grado eroico, cioè esorti alla santità, e per questo inviti a ritornare ai Sacramenti che sono lo strumento ordinario della Grazia divina.
 
Bisogna praticare le opere di misericordia corporale senza omettere - anzi, di questi tempi, anteponendole -, quelle spirituali a cominciare dalle prime tre: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori.
 
Nel giorno del Giudizio, da quello particolare dopo la morte a quello universale, ci sarà chiesto se avremo osservato tutti i Comandamenti e i precetti della Chiesa, in primis se saremo andati a Messa, fons et culmen del giusto culto a Dio, che è appunto l'Eucaristia, il vero atto di carità verso Colui che si è fatto povero per renderci ricchi. Memori di Colui che ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna, ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno”(Gv 6,54).
 
Dunque: "Non anteponiamo assolutamente nulla a Cristo, che ci conduca tutti insieme alla vita eterna (San Benedetto, Reg. no. 72)



lunedì 23 novembre 2015

Gesù Cristo, Signore del cosmo e della storia

Cari fratelli e sorelle!
In quest’ultima domenica dell’Anno liturgico celebriamo la solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, una festa di istituzione relativamente recente, che però ha profonde radici bibliche e teologiche.
Il titolo di “re”, riferito a Gesù, è molto importante nei Vangeli e permette di dare una lettura completa della sua figura e della sua missione di salvezza.
Si può notare a questo proposito una progressione: si parte dall’espressione “re dei Giudei” e si giunge a quella di re universale, Signore del cosmo e della storia, dunque molto al di là delle attese dello stesso popolo ebraico. Al centro di questo percorso di rivelazione della regalità di Gesù Cristo sta ancora una volta il mistero della sua morte e risurrezione. Quando Gesù viene messo in croce, i capi dei Giudei lo deridono dicendo: “E’ il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui” (Mt 27,42). In realtà, proprio in quanto è il Figlio di Dio Gesù si è consegnato liberamente alla sua passione, e la croce è il segno paradossale della sua regalità, che consiste nella vittoria della volontà d’amore di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato.
E’ proprio offrendo se stesso nel sacrificio di espiazione che Gesù diventa il Re universale, come dichiarerà Egli stesso apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra” (Mt 28,18).
Ma in che cosa consiste il “potere” regale di Gesù? Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà. Cristo è venuto a “rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37) – come dichiarò di fronte a Pilato –: chi accoglie la sua testimonianza, si pone sotto la sua “bandiera”, secondo l’immagine cara a sant’Ignazio di Loyola. Ad ogni coscienza, dunque, si rende necessaria – questo sì – una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà.
Cari fratelli e sorelle, quando l’Angelo Gabriele portò l’annuncio a Maria, Le preannunciò che il suo Figlio avrebbe ereditato il trono di Davide e regnato per sempre (cfr Lc 1,32-33). E la Vergine Santa credette ancor prima di donarLo al mondo. Dovette, poi, senz’altro domandarsi quale nuovo genere di regalità fosse quella di Gesù, e lo comprese ascoltando le sue parole e soprattutto partecipando intimamente al mistero della sua morte di croce e della sua risurrezione. Chiediamo a Maria di aiutare anche noi a seguire Gesù, nostro Re, come ha fatto Lei, e a renderGli testimonianza con tutta la nostra esistenza.
 
SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
RE DELL'UNIVERSO -
BENEDETTO XVI - ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 22 novembre 2009
 

giovedì 19 novembre 2015

Per rianimare la nostra speranza



Continuate a guardare e lasciatevi stupire, meravigliare.......


 
 
In questo video l'unica nota stonata è P. Odifreddi, ma il suo intervento dura poco!
 

 
Dio esiste ed ha creato l'intero universo. Non lasciamoci sconfiggere dalla paura, né dalla tentazione di credere che Egli non esista e che l'intera vita sia frutto del caso. Lasciamo invece che l'emozione ci prenda il cuore, ci faccia piangere lacrime di gioia e di gratitudine e pieghiamo le nostre ginocchia in adorazione e ringraziamento:
 

Salmo 8

O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?

Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.

O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

 

mercoledì 18 novembre 2015

Come roccia......Inno alla Chiesa


"Porto nel mio grembo i misteri del deserto

e sulla mia testa il tessuto di canuti pensatori.

In me s'inginocchiano popoli che son da tempo scomparsi

e dalla mia anima splendono molti pagani.


Ero anelito, la luce, il compimento di tutti i tempi.

Sono la loro grande conclusione, la loro eterna unità.


Sono la via in cui sfociano tutte le loro vie:

e i secoli mi percorrono per andare a Dio " (...)


"Sei come roccia che affonda nell'Eternità.

Non ti pieghi al giogo degli uomini

e non presti la tua voce alla loro caducità.

La tua ora non scocca mai e i tuoi limiti son senza limiti,

perché in te porti la misericordia del Signore! " (...)



"La tua pace riposa sempre sulle spine

perché ami tutti coloro che ti avversano...

Hai mille ferite da cui scorre la tua misericordia...

Ogni diritto umano deriva da te.

Ogni sapienza umana ha imparato da te.

Sei la scrittura nascosta sotto tutti i segni,

la vena invisibile nel profondo d'ogni acqua ".

Gertrud von Le Fort

tratto da "Inni alla Chiesa”